Introduzione
Il presente lavoro di ricerca, ha l’obiettivo di analizzare l’integrazione degli
studenti disabili di uno specifico contesto: l’Ateneo di Lecce.
Si è partiti da un excursus storico di quelle che sono
le basi teoriche e concettuali dell’integrazione scolastica e sociale:
le tensioni sociali della contestazione del sessantotto hanno fatto
sì che si verificassero delle spinte innovative che hanno avuto come
risultato la prima grande svolta con l’inserimento nella scuola di
tutti degli alunni in situazione di handicap. È stato fatto riferimento
ad importanti contributi di esperti italiani che portano avanti da
decenni un qualificato impegno a sostegno della piena integrazione
scolastica, lavorativa e sociale di tutte le persone in situazione
di handicap. Si passa successivamente, ad analizzare l’aspetto legislativo,
prestando attenzione a quelle leggi che hanno introdotto elementi
nuovi e significativi affinché si realizzi una piena integrazione.
È negli ultimi trenta anni che la legislazione si è occupata dei soggetti
con bisogni educativi speciali, preoccupandosi di definire diritti
e doveri, affinché abbiano pari opportunità e quindi la possibilità
di partecipare come tutti alla vita sociale. La legge
n. 517 del ’77, con la quale vengono abolite le classi speciali,
rappresenta un inizio di cambiamento dell’ideologia, ma ciò di cui
ci si preoccupava era innanzitutto l’inserimento. Con la legge
n. 104 del 1992, finalmente lo sguardo si sposterà sull’Università,
in quanto contiene riferimenti espliciti all’obbligo che queste hanno
nei confronti degli studenti disabili. Nel 1999, viene emanata la
legge n. 17, “Integrazione e modifica della Legge-quadro”, che
prevede un impegno più intenso e sistematico da parte delle Università
nei confronti degli studenti disabili. Tale legge fa in modo che gli
Atenei italiani si mobilitino nella creazione di un ufficio che si
occupi del Diritto allo Studio delle persone disabili e prevede inoltre
la nomina in ogni Università della figura di Delegato del Rettore.
L’Università di Lecce ha iniziato a lavorare in tal senso a partire
dal maggio 2000 e in questo lavoro si è ritenuto indispensabile conoscere
le iniziative, i progetti, i servizi offerti, l’organizzazione e la
filosofia che guida il Centro per l’Integrazione, con l’obiettivo
di fotografare quella che è la realtà dell’Università di Lecce, ovvero
in che modo accoglie gli studenti disabili. Tutto ciò è stato possibile
grazie alle informazioni che quest’ultimo mi ha fornito e attraverso
le interviste al Delegato del Rettore e alla
Responsabile del Centro per l’Integrazione.
L’Università non può limitarsi ad offrire dei servizi e ad eliminare
le barriere architettoniche, perché lo studente può incontrarne altre
ancora più difficili da superare. Mi riferisco a quelle psicologiche
e sociali, fatte di abitudini culturali, di pregiudizi mai modificati.
In quest’ottica è stata svolta un’indagine per
raccogliere gli orientamenti della popolazione universitaria nei confronti
della disabilità. Sono state condotte delle interviste ad un campione
di studenti (100) e ad un campione di docenti (20). L’obiettivo è
stato quello di definire gli orientamenti e le tendenze di opinione
rispetto alle tematiche affrontate nell’indagine. Gli ultimi due capitoli
costituiscono il cuore della ricerca. Si è avvertita l’esigenza di
svolgere un’analisi della realtà sociale e psicologica degli studenti
disabili iscritti all’Università di Lecce, andando “a leggere” alcuni
dati connessi al loro vissuto individuale, ai bisogni e alle aspettative
che denunziano. Come strumento di ricerca si è utilizzato un questionario,
il quale è stato inviato a tutti gli studenti disabili dell’Università
di Lecce. L’indagine tenta di fornire un quadro della situazione degli
studenti disabili di questa Università, si propone di riflettere sui
problemi da loro evidenziati e, come fine ultimo, ha l’intento di
fornire all’Università i risultati della ricerca, affinché possano
essere date risposte adeguate ai problemi segnalati. Se nel penultimo
capitolo si è riflettuto sui dati quantitativi
emersi dai questionari, l’ultimo invece si propone di effettuare un’analisi
qualitativa, dando ampio spazio alle voci degli studenti, i quali
hanno espresso i loro bisogni, raccontato le loro esperienze e a volte
hanno “gridato” il proprio pensiero invitandoci
a riflettere.
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