6.2 Amare esperienze universitarie
I dati esaminati nel capitolo precedente offrono
complessivamente un’immagine abbastanza positiva dell’Università di
Lecce, basti pensare che il 79% degli studenti disabili consiglierebbe
ad altri ragazzi l’iscrizione a questa Università. Ma in quel 21%
restante affiorano delle storie poco felici e l’inferiorità numerica
non è di certo una motivazione valida affinché siano trascurate. In
particolare, vorrei qui riportare alcune parti salienti di una lettera
firmata, che mi è stata inviata dalla sorella di una studentessa audiolesa,
in cui racconta l’esperienza vissuta. Giulia[33]
scrive: “Mia sorella ha rinunciato a frequentare l’Università
di Lecce ed ha preferito spostarsi al Nord a causa dei diversi disagi
che le si sono presentati…Non essendoci allora il Centro per l’Integrazione
(almeno credo), ha incontrato delle serie difficoltà…aveva bisogno
di un Interprete ma l’Università non offriva tale servizio, quindi
ha preferito rimediare al problema diversamente…La situazione scatenò,
se così si può dire, una sorta di risveglio…Ora lei è a V., ha ripreso
con grande tenacia e determinazione gli studi. La cosa importante
è che non ha incontrato alcuna difficoltà sin dall’inizio perché ha
trovato la comprensione, l’aiuto e la stima che nella sua città nessuno
è stato in grado di darle”. Si tratta, ancora una volta, di una
storia di diritti non garantiti e di incapacità all’ascolto. La forza
e la tenacia di questa studentessa la hanno indotta a non demordere
e a continuare nonostante tutto, ma chissà quanti, per motivi di questo
genere che è assurdo che esistano ancora, decidono di abbandonare
l’Università e quindi di rinunciare ad un sogno. A volte il dispendio
di energie fisiche ed economiche diventa motivo di abbandono, soprattutto
quando il futuro è incerto e i bisogni tanti. Sarebbe necessario comprendere
che un uomo acculturato e istruito non può che far bene all’intera
comunità, pertanto vanno evitati gli abbandoni e incoraggiate le passioni
positive, come lo studio, con un sistema più efficiente che tenga
conto del bisogno dell’utenza. Un’altra storia che denuncia l’amarezza
per il ritardo con cui l’Università di Lecce si sta occupando dell’integrazione
degli studenti disabili è quella di Luca, il quale racconta: “Prima
di approdare all’Università di Lecce ho fatto un anno di esperienza
alla Statale di Milano, dove ho trovato competenza e cortesia a tutti
i livelli. Nel nostro Ateneo invece, ogni cosa va conquistata sgomitando,
lo studente non ha alcun diritto riconosciuto realmente, anche le
più banali informazioni vanno conquistate! Ci sono handicap che
non si vedono, ma che comportano comunque sofferenze e richiedono
tanta fatica per poter continuare gli studi. È il caso di Chiara,
una studentessa con una disabilità multipla (100%) che si è trovata
a vivere una situazione umiliante per mancanza di sensibilità da parte
di un docente. Chiara scrive: “Avrei gridato una sola volta l’insensibilità
di un docente in sede d’esame. Non lo ho fatto perché a me non piace
creare sensi di colpa…nemmeno in chi ferisce. Si deve imparare che
esistono handicap “seri” che pur non visibili comportano enormi disagi.
L’invisibilità di un handicap non deve subire le conseguenze dell'ironia”.
L’ultima storia riguarda Claudia, una studentessa audiolesa, la quale
ci racconta: “Durante il mio cammino universitario ho incontrato
troppi ostacoli. Mi dicevano che fa parte del gioco, in quanto non
sempre si vince, ma io più di una volta sono stata sconfitta ed è
per questo che mi avvicino così tardi alla Laurea. Sono tranquilla,
mi impegno costantemente nello studio, anzi, rispetto ad una persona
normale lavoro il doppio perché essendo audiolesa dovrei leggere più
volte per memorizzare bene. Purtroppo dicono che le fasce deboli sono
privilegiate in tutti i campi, ma per esperienza personale non mi
risulta, anzi, siamo umiliati e derisi. Io non necessito più di nessun
tipo di intervento perché sto per laurearmi, ma ti assicuro che i
miei sono stati tempi duri, così come sono stati duri i miei sacrifici
per raggiungere questo traguardo tanto ambito. Sarei felice se si
riuscisse a trovare una risposta adeguata ai problemi degli studenti
disabili, affinché possano integrarsi nell’ambiente universitario
con la giusta sensibilità da parte di tutti”. Quando Claudia
ha iniziato il suo iter universitario, la legislazione italiana era
ancora povera di suggerimenti riguardanti l’integrazione degli studenti
disabili, dunque si possono pienamente comprendere le difficoltà incontrate.
Lei però, parla anche di “giusta sensibilità” e quest’ultima non necessita
di una legge, dipende dall’atteggiamento di ognuno di noi e dalla
volontà di cambiare mentalità.
[33] I nomi utilizzati in questa parte della ricerca sono fittizi, sia quando le storie raccontate sono anonime, sia quando sono firmate, per garantire il diritto alla privacy.
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